Sull’onda del digitale

La navigazione è stata fin da tempi antichi uno dei modi più utilizzati dall’uomo per viaggiare, esplorare e conquistare nuovi territori. Fulcro dell’economia dall’antichità fino ad oggi rappresenta un’importantissima realtà commerciale e amatoriale. Come si è evoluta con l’arrivo del digitale? Quali innovazioni hanno radicalmente cambiato il modo di navigare? E con che effetti, positivi e negativi?

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Aurora S/Y. Foto Lara Tosello

Oggigiorno in nautica sopravvivono vecchi strumenti, che trasmettono dati in analogico, tuttavia contemporaneamente si assiste al graduale inserimento di nuovi modelli digitali. Per esempio le comunicazioni vengono ancora effettuale via radio. In particolare viene utilizzata la radio VHF per contatti a corto raggio, che sfrutta un sistema di comunicazione ottica tra antenne, mentre per coprire distanze maggiori è necessario usare la radio HF che utilizza una media frequenza. L’uso della radio è molteplice, dalla quotidiana comunicazione con il porto a richieste di aiuto. La radio è quindi ancora oggi uno strumento fondamentale in barca, indispensabile e forse insostituibile sia per i professionisti che per gli amatori.

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Immagine e Fonte; immagine soggetta a Copyright

D’altra parte il digitale inizia a coprire un ruolo altrettanto importante. In nautica si crea una rete locale, chiamata Ethernet, propria della singola imbarcazione, che utilizza lo standard di comunicazione dati NMEA (National Marine Electronics Association), una lingua franca, comune e comprensibile a tutti gli strumenti digitali di bordo. Questo protocollo gestisce i dati facendo sì che la fonte, detta talker, può solo inviare alla ricevente, listener, che a sua volta può solo ricevere. Per collegare gli strumenti digitali l’uno all’altro si utilizza un convertitore, per esempio SEA-talk, (per prodotti della Raymarine) in modo da creare una “conversazione” fisica e dinamica tra la strumentazione. Grazie a questa complessa rete di bordo vengono ideati strumenti che rendono la vita del marinaio molto più facile. Un esempio è il chartplotter che, dopo aver decodificato il segnale GPS permette di fissare su un display il punto nave e, interfacciato con il pilota automatico permette di visualizzare la rotta rotta precedentemente calcolata.

 

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Immagine e Fonte; immagine soggetta Copyright 2016 Marine Electronics Shop.

Inoltre sono nati moltissimi strumenti ibridi che si servono in parte di dati analogici e in parte di dati digitali. Un esempio l’AIS che utilizza il segnale della radio VHF (dato analogico) per individuare un oggetto in mare e lo interpreta con il GPS (dato digitale) comunicando sul display che oggetto è, come si muove, come si comporta o altri dati fondamentali. Questo oggetto nel più banale dei casi è un’altra imbarcazione di cui verranno indicate la nazionalità, la lunghezza, la rotta e il carico. Un altro ibrido è il Navtex, strumento che decodifica e visualizza messaggi sul display; possono essere comunicazioni meteo, avvisi ai naviganti, presenza di ghiacci o avvisi locali.

L’avvento del digitale ha reso la navigazione molto più sicura e agibile, semplificando di molto la vita del marinaio. Ciò nonostante ci sono aspetti negativi e problematiche non indifferenti. Il carteggio, per esempio, passa in secondo piano e molti amatori non sarebbero in grado di studiare una rotta senza la strumentazione digitale in caso di rottura delle apparecchiature. Va inoltre sottolineato che la riserva limitata di elettricità va accuratamente centellinata. Infine l’aria salina del mare è un agente ossidante e proprio per questo si preferiscono memorie solide e lente rispetto all’ormai classico hard-disk.

Lara Tosello.


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